VALERIA PARRELLA Mosca più balena Ed. Minimum fax

A conferma del felice stato di salute, del buon momento che attraversa Napoli come città che sforna scrittori di talento, abbiamo il fortunato debutto di Valeria Parrella con i suoi sei racconti intitolati «Mosca più balena».

Sei racconti essenziali, condotti con mano sicura, intensi e limpidi, che non lasciano residui non utilizzati o materiale inconcluso.

Nessuna zavorra inutile appesantisce o toglie spazio vitale a queste sei storie di emarginazione e di sottosviluppo.

L’ambientazione è la Napoli (e il suo retroterra) che conosciamo, con il suo perenne arrangiarsi, le sue precarietà che diventano definitive, i suoi "bassi", la sua delinquenza atavica, il suo malaffare diffuso ad ogni livello.

Ma la Parrella si muove con facile scioltezza tra realtà brucianti e luoghi comuni duri a morire.

Tutti i tentativi di sgusciare da questo mondo sempre incombente, sempre sul punto di crollarti addosso, non portano da nessuna parte.

Così avviene nel primo racconto «Quello che non ricordo più»: i sogni e le speranze della protagonista vengono continuamente delusi nonostante gli sforzi dei genitori per portarla all’estero, al nord, in un mondo radicalmente diverso.

Alla fine la ragazza preferirà legarsi a Salvatore che all’ebreo tedesco Carl.

Nel racconto «Dritto dritto negli occhi» la protagonista si chiama Guappetella.

Ha un rapporto con un uomo sposato, la moglie di questo la sa ma non le interessa purché porti a casa lo stipendio ogni mese.

Successivamente la diciassettenne Guappetella ha una relazione con uno «stuort».

Il suo nuovo amante è un malavitoso, un giorno viene ferito seriamente.

Cambia ancora uomo, frequenta un tale pure malavitoso, che si fa chiamare il Principe.

Si trasferisce a Milano e la grande città del nord crea nella mente della ragazza forti stridori.

Lì incontra anche un senatore sicché il rapporto privilegiato tra corruzione, delinquenza e politica torna a fare cortocircuito.

L’ascesa sociale di Guappetella, in versione partenopea, si compie nel modo più degradato e vergognoso: l’allegro mercato dei voti politici comprati a centomila lire l’uno; un costo sufficiente affinché la protagonista si meriti, infine, il titolo onorifico di «signora».

Scheda a cura di Lucio Klobas

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